venerdì 10 novembre 2017

Le Vacanze...queste sconosciute!

Oggi vorrei fare un paio di riflessioni sulle vacanze e sui motivi per cui io non ne faccio dal 2015 (per mia scelta, non per necessità economiche o di salute).


Premetto che da piccola ero una grande fan delle vacanze, anzi, non vedevo l'ora di partire quando c'era in programma un soggiorno da qualche parte, che fosse al mare, in montagna, al lago o all'estero...mi andava bene tutto, l'importante era salire in macchina e lasciarsi trasportare nel clima "vacanziero"!




Tutto questo finchè, appunto, si trattava di andare "a traino" dei miei genitori, per cui il mio unico impegno era quello di fare la valigia, stare buona in macchina e godermi la vacanza.
Punto.
A tutto il resto, ovviamente, ci pensavano mamma e papà.


Poi sono cresciuta, e con l'età sono aumentati anche gli "sbattimenti" in materia di organizzazione delle vacanze.
Se prima eravamo noi tre, il cane e la nostra macchina, una volta diventata adolescente da tre si è passati ad almeno dieci (gli amici, i compagni di classe etc.) e gli spostamenti, da comodi quali erano sulla OPEL di papà, sono diventati dei veri e propri incubi sugli interregionali di Ferrovie dello Stato.
Per non parlare della qualità degli alberghi in cui alloggiavamo; io, abituata ad hotel cinque stelle in cui venivo servita e riverita e in cui si mangiava da Re, mi sono ritrovata a dormire in squallide pensioni a due stelle sulla riviera romagnola e a mangiare, quando eravamo fortunati, pasta al pomodoro scotta e mozzarella. 
Certo, quando hai sedici anni ti va bene tutto, l'importante è stare in compagnia e fare del casino.
Ricordo come se fosse ieri i rientri dalle discoteche di Riccione alle 4 del mattino, con le scarpe in mano perchè avevamo i piedi distrutti e le soste a mangiare piadine super-farcite, per poi crollare a letto e svegliarsi a mezzogiorno rincoglioniti e con la nausea (perchè una piadina mangiata alle 4 del mattino non è esattamente la cosa più leggera che puoi spedire nello stomaco!).


Un'altra vacanza che ricordo con immenso piacere è la vacanza-studio a Cannes, anno 1996, subito dopo la maturità classica: molto vacanza e poco studio, ad essere sinceri, perchè, sebbene fossi lì per imparare la lingua, si finiva sempre col parlare italiano.
Io e la mia amica Elisa eravamo ospiti di una signora sulla cinquantina, un'infermiera che viveva da sola in una bella casa sulle colline di Cannes; forse aveva un gatto, ma non ricordo con esattezza.
Vivendo in casa con lei, non potevamo certo fare le stronzate che facevamo a Rimini e a Riccione, però ci siamo comunque difese bene, poichè siamo riuscite a dare alla povera signora una certa dose di preoccupazioni.
Secondo me, dopo di noi la signora ha smesso di ospitare studenti di liceo!
Rircordo che, al mattino, ci faceva trovare per colazione delle baguettes appena sfornate, burro fresco, marmellate e immense tazze di latte caldo che mi facevano andare di corpo come se non ci fosse un domani; il pranzo era sempre "al sacco" (come previsto dal programma dell'ente organizzatore) e consisteva in un panino gigante farcito con tutto e di più: tonno, insalata, mozzarella, pomodori, maionese, salume...una roba pesantissima tanto che, dopo averla mangiata, l'unica opzione accessibile era quella di crollare in spiaggia a pancia in giù a smaltirne il carico glicemico.  
"Fortunatamente" (e sottolineo le virgolette) alla sera avevamo modo di rifarci con deliziose cenette preparate dalla padrona di casa e consumate in cucina con lei, nel tentativo di fare una conversazione (ovviamente in francese) che stentava sempre a decollare.
La mia amica Elisa ci metteva più impegno di me nel cercare di instaurare un "feeling" con la nostra ospite, mentre a me, proprio, non me ne fregava niente.
Le cenette, poi, erano decisamente scarse, a riprova che la signora non doveva essere una gran cuoca.
Spesso, infatti, io ed Elisa ci alzavamo da tavola con la fame per cui, con la scusa di incontrare gli amici, uscivamo di casa e ci infilavamo in qualche creperia a farci di crêpes alla Nutella o in gelateria a prendere vaschette giganti di Haagen-Dazs alla stracciatella (il nostro gusto preferito).
Devo ammettere che, in quel periodo, mi sono divertita parecchio: tra i sedici e i vent'anni, questo è esattamente il tipo di vacanza che uno desidera trascorrere.


Tra i venti e i ventiquattro anni c'è stata la fase Milano Marittima e Papeete Beach, in cui, in compagnia della mia amica Suly (diminutivo di Suleyma), mi piaceva fare la fighetta in abiti attillati e tacchi vertiginosi, sculettando per i locali di Milano Marittima alla caccia perenne di qualche bel ragazzo, anch'egli fighetto, possibilmente.


A venticinque anni mi sono stufata di fare quella vita insulsa (anche perchè, nonostante tutto il mio impegno, il ragazzo fighetto non l'avevo ancora trovato!!!), ho piantato in asso l'università ed ho iniziato a lavorare; sono uscita di casa, mi sono trasferita in un delizioso monolocale che mi costava 500 euro di affitto più le bollette, per cui ben presto mi sono ritrovata con pochi soldi da sputtanare in vacanze.


Nel frattempo ho conosciuto Lorenzo, fidanzato storico con cui sono stata sette anni, amante dei viaggi e degli aerei, il quale mi ha portata in giro per tutta Europa, a New York e in Messico.
Ogni estate una meta diversa, rigorosamente da raggiungere in aereo; guai a proporre a Lorenzo una destinazione a portata di automobile: per lui, quella, non si poteva definire "vacanza"; per lui, "vacanza" significava solo interminabili controlli ai check-in (tra l'altro erano gli anni immediatamente successivi all'attentato delle Torri Gemelle, con ancora tutto il mondo occidentale terrorizzato e impreparato ad affrontare la minaccia del terrorismo islamico), voli con almeno due o tre scali (perchè costavano meno) e fusi orari da smaltire.
Io lo seguivo per inerzia, ma iniziavo già a stufarmi, poichè tornavo a casa più stanca di quando ero partita e il rientro in ufficio era regolarmente un incubo.
Sempre più spesso mi trovavo a rimpiangere le spensierate e rilassanti vacanze che trascorrevo con i miei genitori; dopo un anno di duro lavoro, infatti, sentivo il bisogno di riposare, di ricaricare le pile, mentre le vacanze con Lorenzo erano dei veri "tour de force" per i quali non ero (e non sono) geneticamente predisposta. 
Per lui erano viaggi entusiasmanti, per me erano solo delle sfacchinate in cui si dormiva poco e si mangiava male.


Nel 2009, per svariati motivi che non ho intenzione di trattare in questo post, io e Lorenzo abbiamo preso strade diverse, e da quel momento non ho più messo piede su un aereo, e devo dire che non mi manca per niente.


A partire dal 2009, quindi, le mie vacanze sono tornate ad essere "semplici": destinazioni raggiungibili in auto, comodità, buon cibo, tante letture e riposo.
Finalmente avevo ritrovato la mia dimensione, era come ricominciare a respirare dopo una lunga fase di apnea.


Tuttavia, c'era ancora qualcosa che non andava, qualcosa che mi impediva di gustare la vacanza al 100%; solo con il tempo ho capito che quel "qualcosa" era riconducibile al fatto che io andavo in vacanza per "fuggire": fuggire da me stessa, fuggire da una casa che non sentivo mia, fuggire da un lavoro claustrofobico, fuggire dall'ansia.


Queste sensazioni hanno caratterizzato le mie vacanze fino al 2015, quando, con Gino, ho preso e sono partita da sola per la Toscana, destinazione Val di Chiana, ove avevo affittato una casetta per una decina di giorni in un paesino di poche anime abbarbicato su una collina, dal quale si potevano raggiungere in pochi minuti di macchina Montepulciano, Pienza e il lago Trasimeno. 
Sono stati dieci giorni da favola; la casa era meravigliosamente calda ed accogliente, la zona splendida e tranquilla, il cibo ottimo, la gente simpatica e disponibile. Avevo portato con me tante letture che, incredibilmente, sono riuscita a portare a termine; il cellulare non prendeva quasi mai per cui ero anche semi scollegata dal mondo esterno, tanto che, per chiamare i miei, dovevo uscire di casa e spingermi verso il centro del paese.
Quella vacanza mi ha fatto capire che io avevo (ed ho) bisogno di questo per stare bene: tranquillità, pace, silenzio, i miei libri, la compagnia del mio cane, la possibilità di mangiare quello che mi piace, senza dovermi stressare con pasti consumati al volo in aeroporto o dovermi adattare alle usanze di un determinato Paese (io, purtroppo, ho una natura ben poco flessibile per certe cose, e il cibo è una di queste).


Quindi, tornando al tema del post, perchè, dopo il 2015 e dopo la vacanza in Val di Chiana, che è stata più che positiva, ho scelto di trascorrere le ferie a casa?


Molto semplice: perchè mi sono resa conto che, nei dieci giorni in Val di Chiana, ho fatto esattamente quello che avrei fatto a casa, solo che ho pagato almeno 700 euro, e la cosa non mi è parsa molto intelligente.
Insomma, ammettiamolo: sborsare 700 euro o più per fare lunghe passeggiate con il cane (che faccio anche a Gaione), mangiare quello che mangio a casa, stare sdraiata pomeriggi interi a letto a leggere e prendere su la macchina solo per fare qualche giro o per andare a procacciarmi il cibo, non è da furbi.
Sono soldi che potrei risparmiare per spenderli in maniera più "costruttiva".


In fin dei conti, io qui, a Gaione, ho esattamente TUTTO quello che mi serve per stare bene: una casa accogliente, silenziosa, ordinata, circondata dai campi e immersa nel verde; la compagnia preziosa del mio Gino, la possibilità di fare lunghe passeggiate con lui, soprattutto in estate, quando ci sono le carraie asciutte ed agibili; ho le mie cose, la mia frutta, la verdura, la pasta di legumi, il mio frullatore, con il quale trasformare la frutta in golosi dessert, buoni da leccarsi i baffi.
Cosa posso chiedere di più ad una vacanza se non quello che già ho a disposizione, 360 giorni l'anno?


Io le mie ferie le trascorro così, a fare quello che mi piace restando a casa mia, circondata dalle "mie" comodità.
Sono diventata vecchia?
No, sono solo diventata più saggia e ho imparato a conoscere me stessa e le mie necessità.
E di questa presa di coscienza, non posso che andarne fiera!


Alla prossima


Francesca di Sport&Sapori




 

Nessun commento:

Posta un commento