martedì 31 ottobre 2017

Volersi Bene e Perdono - Riflessioni Autunnali

Per me, il ritorno all'ora solare e il conseguente aumento delle ore di buio ha un solo significato: tirare i remi in barca e lasciarsi cullare da quella piacevole sensazione di stanchezza che porta a stendersi a letto, coperti da un plaid caldo, con un buon libro in mano e il cagnolino accoccolato di fianco che ronfa.
Questo è esattamente il modo in cui ho trascorso il week-end appena terminato, quello che, appunto, ha segnato l'addio all'ora legale e la gioia di dormire un'ora in più.




Io sono sempre stata un'iperattiva, e l'alternanza di ora solare ed ora legale non ha mai influenzato le mie attività sportive: se c'era da muoversi, lo si faceva in ogni caso, con la luce e con il buio, con la giornata lunga e con quella corta.


Quest'anno le cose stanno andando diversamente; dal momento che mi sento molto più pacata, tranquilla ed in pace con me stessa, sento di non avere la necessità di sfogare all'esterno rabbia, ansie e frustrazioni che non mi appartengono più, e che rappresentavano la causa di tutto lo sport che ho sempre praticato, anche in maniera sconsiderata.


Ritengo che la mia alimentazione abbia considerevolmente influito su queste modificazioni caratteriali: da quando mangio soprattutto frutta, verdura, cereali integrali ed ho ridotto la quantità di carne e pesce, la mia mente si è "riappacificata" con se stessa e con il mondo esterno, liberandosi dal pesante fardello di ansie e sensi di colpa che l'hanno accompagnata in questi anni.


Ieri mattina ho consumato una dolcissima ed appagante colazione costituita da un frullato maxi di banane, mango e pera, uno dei miei preferiti in quanto la dolcezza della pera matura si sposa alla perfezione con il resto della frutta; alla frutta ho aggiunto fiocchi di avena puri al 100%, un paio di datteri, quinoa soffiata, un misurino di proteine in polvere e qualche pezzo di carruba fresca, un frutto poco conosciuto che ha il sapore del cacao e che ha conferito al mio frullato una consistenza "cioccolatosa"!
Ho consumato il mio frullato seduta sul divano, con il cucchiaio e direttamente dal bicchiere del frullatore, con ai piedi un paio di caldissime babbucce in lanina, la musica come sottofondo e assaporando ogni singola cucchiaiata, immensamente grata per quel prezioso momento dedicato a me stessa e al mio piacere.




Grazie a questi piccoli e all'apparenza insignificanti gesti quotidiani, ho riscoperto il piacere di VIZIARSI e di VOLERSI BENE, gratificandosi con quello che più ci aggrada.
Ho capito che la vita è troppo breve per trascorrerla in una perenne battaglia contro se stessi in primis e contro le persone che ci circondano in secundis, che siano esse i colleghi di lavoro, i vicini di casa o i parenti più o meno stretti.




Da quando mi sono liberata da ansia e sensi di colpa ho imparato a PERDONARE: perdonare me stessa, perdonare chi mi ha ferita, perdonare i miei genitori, che stanno invecchiando e non si meritano certo il mio rancore, legato a fatti del passato che una persona adulta quale sono dovrebbe avere ormai superato.


Anche il pranzo, ieri, ha assunto le medesime note di gratificazione e dolcezza della colazione, tanto che dopo, appagata e felice, mi sono coricata a letto a leggere, insieme a Gino, che era contento di avermi a casa con lui.
Dopo il riposino, ho portato Gino a fare una bella passeggiata in campagna poi mi sono allenata con 80 minuti di spinning rilassanti, costanti, al ritmo di una musica che spingeva senza però far accellerare troppo il battito cardiaco, esattamente quello che mi ci voleva per concludere in bellezza una giornata dedicata al relax.
Per cena, ho cucinato della quinoa con broccoli, cavolini di Bruxelles e salmone selvaggio tagliato a dadini, il tutto saltato in padella con aromi e spezie (io ho usato curcuma e zenzero) e accompagnato dalla consueta insalatona di ortaggi crudi.




Ieri mi sono voluta bene, da mattina a sera, e mi sono gratificata con attività e cibo che mi hanno profondamente appagata; il tutto senza muovermi da casa, perchè tutto ciò di cui avevo bisogno era esattamente lì, a mia disposizione, sotto i miei occhi.


A volte penso a quelle persone che, la domenica pomeriggio, si chiudono nei centri commerciali, in mezzo alla confusione, una confusione che essi stessi cercano, perchè il caos permette di distrarsi, sebbene momentaneamente, da se stessi e dai propri conflitti irrisolti.


E' sicuramente molto più difficile mettersi lì, da soli, guardarsi in faccia, leggersi dentro e prendersi la responsabilità della propria salute, fisica e psicologica.


Molti scelgono la via di fuga, quella dell'immersione nella massa, nel "branco", in modo da nascondere i problemi sotto al tappeto; io ho imparato a scegliere il confronto diretto con me stessa e con i miei demoni, e da quel momento ho scoperto una pace interiore mai provata prima.


Siamo solo alla fine di ottobre, l'inverno è ancora lungo da passare, ed il mio proposito è quello di trascorrerlo così, a volermi bene, a gratificarmi, a gestire con calma la mia vita e ad essere più presente in quelle di chi mi vuole bene, a partire dai miei genitori.


Un caldo abbraccio


Francesca di Sport&Sapori







lunedì 30 ottobre 2017

Riflessioni sulla mia Esperienza in Clinica di Riabilitazione Nutrizionale

L'esperienza che ho avuto nel 2009 di riabilitazione nutrizionale presso una nota clinica del nord Italia (di cui volutamente non faccio il nome ma che chiamerò solo "VG") sarà uno di quegli eventi destinati a rimanere scolpiti nella memoria per tutta la vita: perchè è stata un'esperienza emotivamente forte, perchè un allontanamento dal quotidiano era ciò di cui avevo bisogno in quel momento, perchè mi ha dato la forza, una volta tornata a casa, di scegliere per me stessa e di rimescolare le carte in tavola.


Se avessi una foto del "prima" e una foto del "dopo" le pubblicherei, dal momento che da VG è uscita una persona completamente diversa da quella che era entrata.





 VG è una clinica di riabilitazione nutrizionale dai DCA (disturbi dell'alimentazione) in cui vengono ricoverati sia i pazienti con diagnosi di anoressia sia quelli con diagnosi di obesità.



Il ricovero può essere completo, quindi con pernottamento all'interno della clinica, oppure in modalità "day hospital", quindi a dormire il paziente torna a casa.


Nel mio caso, che era serio ma non tra i più gravi, era stato accettato un ricovero in "day hospital", per cui trascorrevo tutta la giornata, dalle 8.00 del mattino alle 20.30 di sera, all'interno della struttura, per poi rientrare in un appartamento in centro paese che avevo affittato per il perido previsto dal ricovero (pari a quindici settimane).


La giornata trascorreva tra incontri con i vari terapeuti e attività di "svago" tra noi pazienti, ma il fulcro del programma di riabilitazione erano ovviamente i pasti, che si svolgevano in una grande ed accogliente sala da pranzo sotto l'attenta supervisione di una dietista e di alcune infermiere, le quali controllavano che noi pazienti terminassimo ogni singola portata; infatti, non era permesso alzarsi da tavola se non si era finito tutto quello che c'era nei piatti.


Detto in questi termini potrebbe sembrare un approccio un pò "nazista", in quanto era perfino prevista una "punizione" nel caso una persona si rifiutasse di terminare il pasto, che consisteva nell'obbligo di bere una bottiglietta da 250ml di preparato ipercalorico, una sorta di integratore aromatizzato al cacao o alla vaniglia.
Io, che sono sempre stata molto ligia alle regole della clinica, non ho mai avuto bisogno di ricorrere a tale integratore, ma ho visto diverse volte le facce schifate delle mie compagne di "viaggio" quando erano costrette a berlo.


In effetti, il momento dell'assunzione dei pasti aveva aspetti piuttosto "militareschi", da caserma, e forse non era esattamente l'approccio migliore per indurre una persona sottopeso ed avversa al cibo a tornare ad amarlo e ad apprezzarlo come è giusto che sia.


Personalmente, essendo per natura abbastanza "quadrata" e quindi amante della rigida disciplina, mi sono trovata bene con questa impostazione ed ho portato a termine il mio percorso di cura nei tempi richiesti e con ottimi risultati, pur mantenendo un occhio obiettivo e critico circa la metodologia adottata.


Ed è proprio sulla metodologia che vorrei fare qualche breve considerazione, alla luce del percorso, per certi aspetti similare, che sto svolgendo in questi mesi.


Ribadisco che per me l'esperienza di VG è stata straordinaria e mi ha trasmesso veramente tanto, quindi il mio scopo non è assolutamente quello di denigrare una struttura che funziona perfettamente, ben organizzata e gestita da terapeuti di alto livello e assolutamente competenti nel loro campo.


Vorrei solo fare un paio di riflessioni sul tipo di alimenti proposti all'interno dei menù di VG che, se per certi versi sono utilissimi allo scopo di riprendere peso velocemente, per altri versi trovo che potrebbero minare la salute in generale del paziente, qualora la loro assunzione dovesse estendersi per un protratto periodo di tempo.


Per quanto riguarda pranzi e cene, niente da dire, in quanto erano a base di pasta, riso, verdura, carne, pesce, uova, formaggi, pane e frutta, cucinati in maniera semplice, non elaborata, quindi assolutamente in linea con i precetti di un'alimentazione completa e variegata.


Le mie perplessità sono indirizzate principalmente agli alimenti utilizzati nelle colazioni e nelle merende del pomeriggio.
Essi, infatti, includevano (parlo volutamente al passato in quanto non so se, attualmente, è ancora così o se le cose sono cambiate):
  • Zucchero bianco in dosi generose
  • Merendine confezionate
  • Biscotti confezionati
  • Bomboloni alla crema
  • Cereali per la colazione (tipo muesli) pieni di zuccheri aggiunti
  • Patatine in sacchetto
  • Panini con la Nutella
  • Budini di fattura industriale
  • Pizzette surgelate
  • Bibite gassate di vario tipo (Coca Cola, Fanta etc.)
L'elenco che ho appena fatto parla da solo: penso che tutti siano concordi nel ritenere i cibi sopra menzionati INDISCUTIBILMENTE buonissimi, ma sicuramente poco salutari.
Non bisogna essere un laureato in medicina per giungere alla conclusione che passare cinque o sei mesi a mangiare questi alimenti dalle due alle quattro volte al giorno non porti ad un ottimale stato di salute.


Ed infatti, sia durante il periodo di ricovero che nei mesi immediatamente successivi alle dimissioni, ho sofferto di problemi di insulino-resistenza e sballi glicemici molto forti, passando da stati di iperglicemia a stati di ipoglicemia reattiva: in pratica, avevo la parola "DIABETE DI TIPO 2" che mi pendeva sulla testa come una spada di Damocle.


Il problema è che, ai tempi, ero ben poco documentata su questi argomenti e davo la colpa della mia cronica spossatezza al surplus calorico a cui il mio corpo era sottoposto per poter ingrassare.
Niente di più sbagliato, in quanto adesso, che mi sto ugualmente sovralimentando allo scopo di riprendere peso (con successo, tra l'altro) assumendo dalle 2800 alle 3000 calorie al giorno, sono, al contrario, piena di energia e non so più che cosa voglia dire la parola "spossatezza".
Questo perchè il mio surplus calorico proviene da fonti "buone", naturali, non da alimenti confezionati, idrogenati e svuotati di ogni nutriente.


Tutto ciò mi fa riflettere parecchio sull'effettivo beneficio, a lungo termine, di un ricovero in una clinica in cui impongono  ai pazienti di mangiare sia alimenti sani, come riso, pasta, carne bianca, verdura etc. ma anche le porcherie sopra elencate, con un innegabile danno alla salute di chi è lì per "guarire" e tornare in salute.


Certo, l'obbiettivo del recupero ponderale lo raggiungi di sicuro (e anche rapidamente) a suon di Nutella e bomboloni ripieni, ma a che prezzo?
Quello di uscire dalla clinica con 15kg in più e un indice di BMI nella norma, ma con la glicemia completamente sballata e ad un passo dal diabete di tipo 2.


Difronte a tale considerazione, c'è poco da stare allegri: entri malato di una cosa e ne esci malato di un'altra, forse anche più grave se, una volta a casa, non sei abbastanza bravo da "correggere" l'alimentazione e tornare ad escludere quegli alimenti che bene non fanno.


Ragioniamo un attimo.


Un bombolone alla crema contiene circa 310 calorie, tutte di zuccheri raffinati, grassi idrogenati, conservanti e poco altro, quindi un alimento completamente privo di nutrienti; lo stesso quantitativo calorico (se non addirittura il doppio!!!) lo si raggiunge semplicemente con un frullato di 2 banane+1 mango + 1 cako o 1 cacomela+ 2 cucchiai colmi di fiocchi d'avena (puri al 100%, non zuccherati) + 5-6 mandorle + 1 misurino di proteine in polvere.
A parità di calorie (ma vi assicuro che il frullato sopra descritto ne contiene almeno 700!), l'apporto di nutrienti non è paragonabile, in quanto il frullato è una "bomba" di zuccheri semplici, vitamine e minerali (contenuti nella frutta), di zuccheri complessi (quelli dell'avena), di grassi buoni (quelli della frutta secca) e di proteine (quelle dell'integratore, sul cui utilizzo ho scritto un post dedicato che, se siete interessati all'argomento, vi invito a leggere), il tutto immerso nell'acqua altamente biologica di cui la frutta stessa è composta.
Non dimentichiamoci poi l'apporto di fibre contenute nella frutta (e totalmente assenti nel bombolone!!!), fondamentali per rallentare l'assimilazione degli zuccheri e quindi evitare i picchi glicemici che sono invece tipici di chi mangia cibi industriali.


Ora, non sarebbe quindi auspicabile che un'equipe di medici, nutrizionisti e dietisti inserisse nei menù di una clinica riabilitativa un bel frullato da 700 calorie, pieno di nutrienti, al posto di panini alla Nutella e di Kinder Bueno???


 Io sono convinta che, in quanto medici, queste cose le sappiano.
Le DEVONO sapere, perchè le hanno studiate per anni.


Il fatto è che, probabilmente, entrano in gioco aspetti di carattere economico che non è mia intenzione approfondire in questa sede.


Lasciatemi solo ipotizzare che, con ogni probabilità, al sistema sanitario nazionale costa MOLTO MENO "sfamare" un gruppo di 15 persone con una o due merendine confezionate a testa che con 15 frullati composti da frutta esotica (già di per sè cara), frutta secca, cereali in fiocchi puri al 100% e costose proteine del siero di latte di alta qualità.


Lungi da me fare della critica, ripeto: le mie sono solo considerazioni, basate sulla diretta esperienza e sulla lettura di una notevole quantità di documentazione in merito.


Attualmente, come ho avuto modo di scrivere nel post dedicato alla tecnica della visualizzazione mentale, sto facendo un percorso di recupero del peso tale e quale quello intrapreso anni fa a VG, con la differenza che mi sto nutrendo in maniera molto sana, scegliendo alimenti salutari, naturali e veramente NUTRIENTI.


Grazie a questa scelta, sto ingrassando di circa 1 chilo al mese, in maniera graduale e senza tutte le problematiche di glicemia sballata e di insulino-resistenza che avevano invece caratterizzato il mio percorso a VG.


Alla prossima!


Francesca di Sport&Sapori
  



giovedì 26 ottobre 2017

Il Potere della Visualizzazione - Diventare la Persona che vorresti essere

Nel post precedente ho parlato di come io abbia applicato la tecnica della visualizzazione in ambito sportivo, per gestire ed affrontare un evento psicologicamente e fisicamente impegnativo come la Maratona.


In questo articolo vorrei invece raccontare di come la pratica della visualizzazione mi abbia supportata nel diventare una persona migliore, la persona che volevo essere (e tutt'ora mi sta supportando, in quanto il lavoro su me stessa non è certo terminato ma è un costante "work in progress").


Tutto ha avuto inizio cinque mesi fa, quando mi sono trovata ad un punto della mia vita in cui non mi piaceva per niente la Francesca che ero diventata, sotto diversi aspetti: ero dimagrita tantissimo, in maniera sconsiderata, per cui esteticamente non ero certo un bello spettacolo; ero sempre tesa, ansiosa, nervosa, irascibile, sia al lavoro che nella vita privata, aggressiva nei confronti delle persone che mi vogliono bene.


Insomma, sia fisicamente che psicologicamente non stavo certo dando il meglio di me.


Così un giorno, dopo uno spiacevole scontro con mio padre in merito proprio alla mia eccessiva magrezza, qualcosa si è acceso nella mia testa, una sorta di campanello di allarme, che mi ha fatto capire che in questo modo non potevo andare avanti, che un cambiamento era ormai necessario: dovevo ricominciare a nutrirmi, dovevo riprendere i chili persi e migliorare la mia vita sociale, che si era praticamente azzerata.


Compresi subito che, per affrontare un percorso di cambiamento esteriore ed interiore così impegnativo e prolungato nel tempo (perchè non è che si ingrassa 12 chili e si cambia personalità in due giorni) avrei dovuto riprendere in mano la tecnica della visualizzazione ed applicarla ai miei nuovi obbiettivi.  


Innanzitutto, mi sedetti a tavolino e misi nero su bianco i traguardi che volevo raggiungere, dandomi un anno come scadenza per terminare tutto il "processo" di cambiamento.


Chiariti gli obbiettivi, iniziai a "costruire" nella mia mente l'immagine della persona che volevo diventare: una donna fisicamente sana e in forma, elegante, raffinata senza essere spocchiosa; volevo essere una persona apprezzata e rispettata sul lavoro, disponibile al confronto intelligente con i colleghi per risolvere insieme eventuali problematiche; volevo migliorare l'aspetto "sociale" del mio carattere, cercando di aprirmi maggiormente agli altri, essere più sorridente e più bendisposta nei confronti del prossimo, invece di rifugiarmi sempre, come una lepre selvatica, nella solitudine della mia tana.


Il lavoro da fare era quindi enorme, una trasformazione completa e 12 mesi per portarla a compimento: se non avessi avuto ben chiaro nella mia testa il risultato di cotanto impegno, non ce l'avrei mai fatta.


Visualizzai ogni singolo dettaglio del percorso: che cosa avrei mangiato, in quale quantità, dove avrei consumato i miei pasti, quale e quanta attività fisica avrei svolto, che cosa avrei indossato al lavoro, come mi sarei comportata con i colleghi, il tono di voce che avrei utilizzato, la gestualità, gli sguardi; visualizzai il trucco che avrei portato durante il giorno, il taglio e il colore dei capelli, il tipo di scarpa o stivale che avrei calzato in ogni occasione.


Nella mia testa "vidi", come se fossi stata seduta al cinema davanti a un film, una Francesca che mangiava determinati alimenti, che si allenava allo scopo di incrementare la massa muscolare, che recuperava forme più femminili, che aumentava gradualmente di peso; vidi una Francesca che si muoveva nel mondo con vivacità, con leggerezza, con un sorriso sempre pronto per chiunque; vidi una Francesca che, invece dei soliti jeans e delle solite scarpe da ginnastica, indossava abiti aderenti, adatti al suo fisico e alla sua statura, collant neri ed eleganti decolletè con il tacco; vidi una Francesca che in ufficio era sicura di sè, che guardava tutti negli occhi ed affrontava i problemi con autocontrollo e lucidità, giungendo sempre ad una soluzione.
Insomma, vidi una Francesca che letteralmente usciva dal bozzolo e "spaccava" il mondo, una persona che, nel suo piccolo, poteva considerarsi di successo, una VINCENTE.


Con questa visualizzazione nella mente, il resto venne più o meno da sè, nel senso che i miei comportamenti iniziarono a cambiare in conseguenza ad essa.


Nel corso di questi cinque mesi, spinta dall'immagine mentale che avevo costruito, "plasmai" una nuova versione di me stessa, che tutt'ora sta prendendo forma ma che ha già raggiunto una fase avanzata più che soddisfacente.


Dopo cinque mesi, il mio peso è aumentato di quasi sei chili, nonostante mi alleni ogni giorno per almeno 1 ora, sia praticando spinning che facendo lunche camminate con Gino (al momento la corsa l'ho sospesa, ma la riprenderò a breve, mi manca troppo); il mio corpo, grazie al connubio tra alimentazione e sport, si è irrobustito e la muscolatura è aumentata; i tratti del viso sono distesi, rilassati, gli occhi sono lucenti e vispi come quelli di una ragazzina.
Dal punto di vista caratteriale, sono diventata più tollerante, più pacata e riflessiva, più lucida e con un maggior autocontrollo, esattamente il risultato che mi ero prefissata di ottenere; sul lavoro ho un rendimento altissimo con uno sforzo tutto sommato contenuto, grazie ad un'alimentazione che non mi appesantisce e non mi "annebbia" il cervello. 
E anche dal punto di vista di look ed outfit...bè, vi dico solo che oggi indosso un abito grigio aderente, collant neri e un paio di stivali in pelle neri alla "Pretty Woman"...e mi sento da Dio in questi panni!


Insomma, dopo cinque mesi posso ritenermi più che soddisfatta del lavoro svolto e dei risulati raggiunti, perchè è esattamente QUELLO CHE VOLEVO!


E tutto è stato possibile grazie alla tecnica della visualizzazione: avevo un film nella mia testa ed io questo film l'ho reso concreto, reale.


Come ho già detto, al momento mi trovo solo a metà del percorso, ma la Francesca di adesso non ha più alcuna parentela (se non puramente anagrafica) con la Francesca di cinque mesi fa.


Questo è sicuramente uno dei traguardi più importanti che io sia riuscita a raggiungere nella mia vita, fino ad ora, perchè lavorare SU se stessi e CON se stessi non è MAI una cosa nè semplice nè scontata.


Alla prossima!


Francesca di Sport&Sapori







   



martedì 24 ottobre 2017

Il Potere della Visualizzazione - La Maratona di Reggio Emilia

In questo post vorrei parlare della tecnica della visualizzazione e di come essa mi abbia supportata nel raggiungimento di alcuni importanti obbiettivi che mi ero prefissata, sportivi ma prima di tutto personali.




Diciamo subito che la visualizzazione è una pratica adottata in ambito sportivo dalla ormai stragrande maggioranza dei "mentalcoach" che seguono squadre o anche singoli atleti.




In maniera molto semplicistica e senza addentrarsi troppo in spiegazioni teoriche, si può riassumere la visualizzazione come un atto "creativo" in cui la nostra mente letteralmente "plasma" delle immagini, le costruisce nei minimi dettagli, definendo nella maniera il più possibile precisa ogni particolare, per poi "proiettarle" e, appunto, "visualizzarle", in modo da farle proprie, da "metabolizzarle", da "digerirle", allo scopo di tramutare quelle immagini, costruite ad hoc, in realtà.


Attenzione, non si tratta certo di magia, il tutto è molto concreto.




Semplicemente, una volta "digerite" quelle immagini, noi, a livello più o meno conscio, mettiamo in atto dei comportamenti tali da arrivare a realizzare le visulizzazioni create dalla nostra mente.




Giusto per fare un paio di esempi, ed attingendo, come sempre, non da Wikipedia ma dalla mia diretta esperienza, vi posso parlare delle occasioni in cui ho utilizzato la tecnica della visualizzazione in prima persona, sperimentandola su di me, in campo sportivo e privato.




La prima volta che ho utilizzato la visualizzazione è stato nel 2014, quando ho corso la mia prima Maratona, quella di Reggio Emilia.




Mi ero preparata mesi per quell'evento, passando l'estate e l'autunno (la maratona si è tenuta nel mese di dicembre) a correre centinaia di kilometri, in pianura ed in collina, su asfalto e su seterrato, con il caldo e con il freddo, con la luce e con il buio, sotto il sole cocente e sotto la pioggia battente.




Insomma, volevo essere pronta, non lasciare nulla al caso, e quindi mi ero fatta letteralmente un mazzo così!




Qualche giorno prima della gara, ecco sorgere dubbi e dolori immaginari: sarò pronta? Mi sono allenata abbastanza? Ho fatto abbastanza "lunghi"? Cos'è quel dolorino al ginocchio? E questo improvviso risentimento al bicipite femorale? Non mi sarò mica infortunata, proprio adesso!


Ecco, tutta una serie di pensieri di questo tipo che stavano tramutando i giorni mancanti all'evento in una lenta agonia.




Per fortuna, sono stata sufficientemente lucida da mettermi davanti allo specchio e fare due chiacchiere con me stessa.
Okay Francesca, mi sono detta, sei agitata, nervosa e ci sta; in fin dei conti, stai per andare a correre 42km, mica noccioline: si tratta pur sempre di stare sulle gambe per 4 ore ininterrotte, ad essere ottimisti.
Però, cerca di trovare un modo per placare quest' ansia, sennò rischi di mandare a puttane mesi e mesi di dura preparazione.




Così, mi sono messa tranquilla ed ho iniziato a "visualizzare" nella mia testa il giorno della maratona e l'andamento della gara, dall'inizio alla fine, senza tralasciare alcun particolare.
Dal ritiro del pettorale alla fase della vestizione; dallo sparo iniziale al modo in cui avrei affrontato i primi chilometri; ho visualizzato in maniera dettagliata gli indumenti che avrei indossato, gli integratori che avrei consumato, decidendo in anticipo a che punto del percorso li avrei assunti; mi sono vista correre, tranquilla, serena, in mezzo ad altri runner che erano lì, come me, per divertirsi e per fare un qualcosa che ci avrebbe lasciati tutti pieni di emozione.


La mia mente ha creato l'immagine di una Francesca che correva felice, senza un dolore, lucida, fino alla fine, fino al tragaurdo; ho visualizzato con precisione il momento stesso in cui sarei passata sotto al gonfiabile del FINISH e l'assistente di gara mi avrebbe messo al collo la medaglia da FINISHER.




In poche parole, ho letteralmente creato nella mia testa il "film" di quella che sarebbe stata la mia gara e, con questa visualizzazione, domenica 14 dicembre 2014 sono partita alla volta di Reggio Emilia.




Non so se sia stato merito della visualizzazione o se, semplicemente, era destino che andasse così: fatto sta che la mia gara si è svolta ESATTAMENTE come da visualizzazione da me creata.


Ho corso sempre bene, lucida e rilassata, assumendo acqua e cibo al momento giusto, spingendo quando potevo e rallentando quando dovevo; sono arrivata al traguardo senza un dolore, con nelle gambe ancora la voglia e la forza di correre altri chilometri, e ho infilato la testa, con enorme soddisfazione e commozione, nella medaglia che l'assistente di gara mi ha messo al collo.




Come avrete capito, il "film" che la mia testa aveva creato giorni prima, e nel quale mi ero immedesimata, è diventato realtà, si è concretizzato, dal primo all'ultimo dettaglio, in quella fredda mattinata di dicembre, in cui ho chiuso la mia prima maratona in 3h 56', quindi ben oltre le più rosee aspettative.




Nel prossimo post vi parlerò di come, invece, la tecnica della visualizzazione mi sia tornata utile in ambito privato, per raggiungere un importante risultato di salute fisica e stabilità psicologica.




Stay tuned!




Francesca di Sport&Sapori


  




Ode alla Campagna - La mia vita a Gaione

Oggi mi sento particolarmente bucolica (come sempre accade dopo un week-end trascorso in mezzo al verde di casa mia) per cui vorrei condividere con i miei lettori le gioie della vita in campagna, soprattutto quando la campagna si trova a cinque minuti da ogni tipo di necessità (supermercato, lavanderia, ottico, benzinaio, negozio di animali e farmacia, solo per citarne alcuni).
Io vivo a Gaione, una località di poche anime che fa parte del comune di Parma, ormai dal 2009.


Il centro nevralgico di Gaione è rappresentato dalla chiesa (un'antica pieve del XII secolo), da villa Paganini, dal Podere Catena e dal pub McQueen.


Messa in questo modo potrebbe sembrare il massimo dello squallore e della morte sociale, ma vi assicuro che non è così, perchè di movimento, a Gaione, ce n'è sempre parecchio, soprattutto durante la stagione estiva, quando impazzano le sagre di paese.
Prima di trasferirmi a Gaione ho sempre vissuto in città, e quindi ho sempre creduto che la vita di città fosse l'unica possibile: muoversi in autobus, andare in centro a fare compere o solo per un giro, portare il cane al Parco Ducale o in Cittadella.


Da quando ho abbandonato la città per la campagna, ho scoperto un modo di vivere totalmente diverso, più a contatto con la natura e con se stessi.


Io, poi, che sono geneticamente introversa, ho trovato nella campagna la mia dimensione ideale, tanto che adesso un ritorno alla città lo vedo come assolutamente improbabile.
In campagna, il tempo scorre con un ritmo tutto suo, rallentato, contemplativo. 
Ti alzi presto al mattino, spalanchi le finestre e ti trovi davanti i campi, verdi, bagnati di rugiada.
Altro che i casermoni della città.
Durante la bella stagione, io amo fare colazione sul balcone, osservando con occhio grato i prati che circondano casa mia.
In quel momento, vi assicuro che non vorrei essere da nessun'altra parte.
Cuore e mente trovano una pace indescrivibile.
Poi si esce con il cane per una corroborante passeggiata all'aria aperta.
Il nostro percorso preferito è lungo la strada sterrata che porta a Villa Paganini (nella foto in alto) e poi al Podere Catena, passando per la Chiesa; una bella strada quasi sempre deserta, immersa nella quiete della campagna, ove si incrociano saltuariamente solo altre persone con i cani o qualche sporadico runner in allenamento.
Accanto alla Chiesa c'è anche un recinto con i cavalli, ed io e Gino ci fermiamo sempre per dare un saluto a queste magnifiche bestie (in realtà Gino abbaia e si dimena, sfidando impavido la loro mole).


Da marzo a ottobre, Gaione è anche il paradiso dei runner, in quanto sono innumerevoli i percorsi che si snodano lungo le carraie.


Io mi sono allenata innumerevoli volte su quelle carraie, arrivando fino a Corcagnano durante i miei "lunghi" di oltre 20km (quanto mi mancano quelle splendide corse di oltre due ore...).


Se fino allo scorso anno il problema dei runner di Gaione era come affrontare la buia stagione invernale, da quando il comune ha inaugurato la pista ciclabile Gaione-Campus, completamente illuminata, chi ama correre (e può farlo solo alla sera tardi) non deve più rischiare la pelle affrontando strade buie e trafficate ma può divertirsi tranquillamente lungo questa bella pista che porta al Campus.


Io, adesso che non corro, la percorro con Gino quando usciamo in passeggiata, dopo il lavoro, e stiamo fuori anche un'ora e mezza, in completa sicurezza: è molto piacevole, e devo dire che questo "benefit" non ha fatto che accrescere la mia passione per Gaione, se mai ce ne fosse stato bisogno.


Come ho detto sopra, Gaione significa anche sagre, e tra l'estate e il mese di settembre, le occasioni di fare festa si sprecano.
La più famosa è la Sagra Settembrina, che si prolunga per tutto il mese, dal venerdì sera alla domenica.


Di solito vengono chiamate delle orchestre di ballo liscio a movimentare le serate ed è bello affacciarsi al balcone e sentire la musica provenire dalla Chiesa, ove viene organizzata la sagra.


Quando ci sono le sagre, mi piace, dopo cena, scendere con Gino e raggiungere la Chiesa, passeggiando a suon di mazurca! 😄


Insomma, la mia vita in campagna è senza dubbio una vita felice, quella che più rispecchia il mio essere, la mia intima solitudine, la mia riservatezza.
Durante la notte, ci sono un silenzio ed una pace che a vivere in città non te le sogni neanche.


A Gaione ho trovato la mia dimensione ideale, e sono sicura che non farò mai più ritorno in città.


Un abbraccio ai miei lettori e alla prossima!


Francesca di Sport&Sapori







lunedì 23 ottobre 2017

Sull'Arte del "Fare la Spesa"

Fare la spesa non è una cosa che si improvvisa: fare la spesa è un' ARTE.


Probabilmente, non tutti saranno d'accordo con questa mia affermazione, anche perchè fare la spesa è un pò come mangiare fegato e animelle: o lo odi, o lo ami.


Io, personalmente, faccio parte della seconda categoria: ADORO fare la spesa, e per questo motivo ho adottato una strategia ben precisa che mi permetta di dedicare a codesta attività sia il giusto tempo che lo stato d'animo adeguato.


Generalmente, in che modo facciamo la spesa?
Ovvio: di corsa, incastrandola tra l'uscita dall'ufficio e la lezione di nuoto dei bambini o tra il suono della campanella di scuola e la manicure dall'estetista.


Insomma, quello che dedichiamo alla spesa non è mai un tempo "ad hoc" o "tailor made", ovvero cucito su misura: è un tempo "rubato", un qualcosa che dobbiamo incastrare tra altre attività che riteniamo più importanti.
Con il risulato che fare la spesa diventa un obbligo, una scocciatura, una perdita di tempo, e non un piacere, come dovrebbe essere.
In fondo, noi entriamo al supermercato per fare un favore a noi stessi, dal momento che in quel posto acquistiamo cibo che si tramuterà in nutrimento per il nostro copo e per la nostra anima.
Quindi, perchè molti di noi odiano questa attività che, al contrario, dovrebbe stimolare la nostra curiosità e il nostro interesse?


Penso che la risposta sia molto semplice: perchè abbiamo la tendenza a sottovalutare quello che finisce nel nostro carrello.
Entriamo al supermercato, sappiamo di avere a disposizione solo 15-20 minuti per riempire il carrello, pagare, imbustare, caricare in macchina e poi correre a prendere i figli a scuola o andare dal parrucchiere o alla partita di calcetto con gli amici.
Così, presi dalla fretta e dal panico, afferriamo le prime cose che ci vengono in mano, possibilmente comode e rapide: cibi in scatola, sughi pronti, merendine confezionate, alimenti precotti, insaccati e buste su buste di surgelati, dai Quattro Salti in Padella agli hamburger alle pizze.


Okay, sicuramente abbiamo riempito il carrello, ma abbiamo veramente scelto il nutrimento giusto per il nostro corpo?
Siamo proprio convinti che le nostre cellule, per rimanere in salute, abbiano bisogno di quel cornetto alla crema (confezionato! Almeno fosse fresco di forno...) pieno di grassi idrogenati, conservanti e olio di palma? 


Ora, non sono qui per propinare ai miei lettori una pallosissima lezione su ciò che fa bene e su ciò che fa male, perchè, a grandi linee, tutti lo sappiamo, per cui risulterei solo pedante e ripetitiva.


La mia è solo una riflessione in merito a come si può trasformare un momento della giornata, ritenuto dalla stragrande maggioranza come un'antipatica incombenza, in una piacevole parentesi dedicata a noi stessi e al nostro benessere, al pari (se non più importante) di un appuntamento dall'estetista o dal massaggiatore.


Non voglio darvi delle regole, per cui mi limiterò ad esporvi quello che è il MIO approccio alla spesa.


Innanzitutto, pianifico in anticipo quando andarci.
Ovviamente, non parlo della piccola spesa infrasettimanale che tutti facciamo quando usciamo dall'ufficio, giusto per prendere due cose, ma di quella "grossa", quella che fai una volta alla settimana per crearti una scorta che ti debba durare almeno cinque o sei giorni (a seconda di quanti proditti freschi consumi).


Di solito, il sabato mattina è il giorno da me battezzato per la spesa, oppure la domenica, ancora meglio in quanto il supermercato è praticamente deserto e si può girare con tranquillità per le corsie senza fare lo slalom tra i carrelli fermi in mezzo.


Mi sveglio molto presto anche di sabato, porto fuori Gino per la passeggiata del mattino, faccio una bella colazione con calma (di solito un frullatone di banane, manghi e, visto che è periodo, kaki o cachimela) e alle 8.15-8.30 sono già pronta per uscire.


Io sono un'amante del discount, perchè riesci a trovare prodotti freschi e di qualità ad un prezzo ragionevole; inoltre, aspetto non trascurabile, di solito il discount è poco frequentato, per cui, anche di sabato, ti muovi liberamente, senza la massa di gente che, invece, trovi nei centri commerciali più "rinomati".
Per esempio, so bene che se al sabato oso mettere piede all'Esselunga o all'Ipercoop, è come entrare al Louvre in piena stagione turistica: i ravanelli e i cavoletti di Bruxelles li vedi solo da lontano, proprio come la "Gioconda"!


A me piace fare la spesa in santa pace, toccare frutta e verdura, scegliere i prodotti migliori, valutare con calma se questo avocado è abbastanza maturo o è ancora acerbo; se devo fare tutto ciò con alle spalle una signora isterica che mi mette ansia perchè anche lei deve buttarsi sul cesto degli avocado, allora preferisco lasciar perdere e andarmene.  


Mi piace dedicare tempo alla spesa, perchè so che ogni singola scelta avrà una ripercussione sia a livello fisico che mentale.
Per questo dico che fare la spesa è un'arte e che non va improvvisata: se fai scelte sbagliate, queste si ripercuoteranno su di te.


Il mio carrello della spesa somiglia molto a quello dell'immagine a fianco: variegato, colorato, fresco.


Diciamo che, per me, il più grosso viene fatto nel reparto ortofrutta, ove staziono parecchio tempo; le corsie centrali, piene di alimenti confezionati, praticamente le salto a piè pari, se non per veloci "raid" quando devo comprare riso, pasta e cereali in fiocchi tipo avena, amaranto e quinoa.
Il banco del pesce e quello della carne subiscono visite meno frequenti ma altrettanto ragionate, in quanto mi assicuro di acquistare tagli freschi e, ove possibile, che provengano da allevamenti controllati o, nel caso del pesce, da animali pescati nell'Oceano.


Quando esco dal supermercato sono sempre soddisfatta e di buon umore, perchè ho la consapevolezza di aver riempito i sacchetti di alimenti buoni, gustosi, sani, che si tramuteranno in ottimo nutrimento per la mia pancia, oltre che delizia per il palato e per gli occhi.    


Buona spesa a tutti!


Francesca di Sport & Sapori


mercoledì 18 ottobre 2017

"Lifesum" - La App che ci aiuta a capire come mangiamo

"Siamo quello che mangiamo", recita un noto detto.


Nulla di più vero. Ma sappiamo veramente come e cosa stiamo mangiando?


Stiamo assumendo abbastanza proteine? Stiamo forse esagerando con i grassi? Mangiamo frutta e verdura a sufficienza?


Empiricamente, ognuno di noi può rispondersi da solo: "oggi a pranzo ho mangiato la pasta, per cui con i carboidrati sono a posto"; "ieri sera ho mangiato una fiorentina da 1 kg, per cui con le proteine sono a posto"; "ho condito l'insalata con l'olio, per cui con i grassi sono a posto".


Okay, in linea di massima può andare bene, ma si può anche fare di meglio, in modo da identificare con relativa esattezza dove vi siano carenze o, al contrario, eccessi.


Come faccio sempre quando scrivo sul mio blog, non voglio trattare temi generici ma parlarvi direttamente della mia esperienza, per cui mi prendo due minuti per raccontarvi come sono approdata alla app di "Lifesum".


Tutto iniziò quest'estate, quando mi resi conto che non mi sentivo in forma come avrei voluto essere (e come avrei dovuto essere, visto che praticavo sport e mangiavo bene - o almeno, io ero convinta che fosse così -).


Compresi che doveva esserci qualcosa di sbagliato nella mia dieta, per cui feci alcune ricerche su Internet, visitai dei siti che parlavano di alimentazione e qui scoprii che c'erano vari metodi per tenere monitorate, nell'arco della giornata, sia la qualità che la quantità di cibo assunto.


Imparai che la cosa principale era definire in quali percentuali ripartire l'introito calorico totale giornaliero, e qui, cari miei, si apre un mondo, perchè ognuno dice la sua; abbiamo gli entusiastici della Dieta Zona che esaltano il metodo 40-30-30 (40% da carboidrati, 30% da proteine e 30% da grassi); di contro, ci sono i "fans" della "low-fat & high-carb" che sostengono che l'ideale sia un approccio 80-10-10 (80% da carbo, 10% da proteine e 10% da grassi).


Nel mezzo, ci sono poi altri approcci più "moderati" che sostengono o un 50-20-30 (50% da carbo, 20% da proteine e 30% da grassi) o un ancora più "politically correct" 60-20-20 (60% da carbo, 20% da proteine e 20% da grassi).


Io, che come tutti i "VNP" (Very Normal People) sono di corsa tutto il giorno e non ho tempo di stare dietro alle percentuali, ho deciso che, a fronte di questa vasta gamma di approcci, avrei tagliato la testa al toro e avrei obbedito ad un solo comandamento: ASCOLTA IL TUO CORPO.


Sì, perchè lui non sbaglia mai, lui SA che cosa ti fa bene e che cosa ti danneggia, ed è pronto a mandarti segnali in ogni istante, quando si rende conto che stai effettuando scelte poco salutari.


Detto questo, pur non volendo sposare nessuno degli approcci sopra descritti, ero comunque curiosa di capire in che modo stessi mangiando: quanti carbo introducevo? Quante proteine? Quanti grassi?


Così, sempre dopo essermi documentata, scaricai sul mio Smartphone una app chiamata "Lifesum", una sorta di "diario alimentare" in cui segnare di volta in volta quello che mangi e lei, dopo aver categorizzato gli alimenti assunti, ti dice in che percentuale hai introdotto i vari macronutrienti.








Come "Lifesum" ci sono altre app studiate con la medesima finalità (vi posso citare "Cron-o-Meter", molto completa ma totalmente in inglese, quindi non esattamente immediata come utilizzo; oppure "Balance", la nuova nata in casa Runtastic); io ho scelto "Lifesum" perchè la trovo completa in quanto a indicizzazione degli alimenti e, soprattutto, veloce nella registrazione dei pasti, sicchè non ci perdo mai più di tre minuti quando devo inserire quello che ho mangiato.L'utilizzo di "Lifesum" mi ha aperto gli occhi, nel senso che, dopo appena una settimana di devota registrazione dei pasti, ho subito capito dove stessi "cannando" di brutto e ho compreso i motivi del mio basso stato di forma.
















In pratica, ho scoperto che in quel periodo stavo assumendo molti carboidrati, pochissime proteine (meno del 10%!!!) e MOLTI grassi (quasi il 40% delle calorie totali giornaliere!), il che mi causava problemi di ipoglicemia reattiva con conseguente sensazione di spossatezza ed affaticamento.




Decisi, quindi, di cambiare strategia alimentare e, sempre con l'aiuto di "Lifesum", modificai la mia dieta in modo da "riequilibrare" le percentuali.




Non che fossi diventata improvvisamente una fanatica dei numeri, ma volevo arrivare in fondo alla faccenda e tornare a stare bene!


Andando per tentativi ed ascoltando sempre e comunque il mio corpo, mi assestai su un approccio di tipo 70-10-20, ovvero 70% da carbo, 10% da proteine e 20% da grassi, che è quello che tutt'ora seguo in quanto mi rendo conto mi fa stare veramente bene, proprio come desideravo.


L'aver abbassato l'introito di grassi da quasi il 40% al 20% o poco più ha rivoluzionato totalmente il mio stato di forma: adesso ho molta più energia, lucidità mentale, una digestione migliore e, soprattutto, ho stabilizzato la glicemia, tanto che non ho più avuto episodi di iperglicemia ed ipoglicemia reattiva.


Quello a cui fondamentalmente puntavo era proprio una stabilizzazione della glicemia, perchè sappiamo tutti che gli sbalzi glicemici e i problemi di insulino-resistenza possono portare a patologie ben più gravi come il diabete di tipo 2. 


Come si suol dire, "prevenire è meglio che curare"!


Questo percorso, ed il raggiungimento dell'obbiettivo, è stato possibile proprio grazie all'utilizzo di una semplice app, motivo per cui mi sento caldamente di consigliarla a chi, come me, fosse interessato a sistemare la propria alimentazione in modo da ottenere una maggiore efficienza, sia fisica che mentale, in tutti i campi della vita.


Alla prossima!


Francesca di Sport & Sapori









Integratori Proteici: Alleati o Nemici della nostra Salute?

Oggi voglio esprimere la mia opinione relativamente ad un argomento di discussione che trova sia entusiasti sostenitori sia inflessibili detrattori: gli integratori di proteine.


Gli integratori proteici sono un pò come il fegato e le animelle impanate: o li ami o li detesti, non c'è la mezza misura.


Io, lo ammetto senza problemi, faccio parte del primo gruppo, ossia di quelli che li amano e che ne fanno un uso regolare, sebbene controllato ed adeguato alle personali esigenze fisiche e sportive.  


Avrei potuto testimoniare la mia "adesione" al partito dei filo-integratori con una foto della mia dispensa in cui campeggiano ben tre barattoloni da 800 gr l'uno di proteine, con gusti e finalità diversificate, ma, non volendo fare pubblicità occulta alle marche da me acquistate, ho preferito postare un' anonima immagine, rubata dal web, del classico "misurino" colmo di "polverina magica".


Il mondo degli integratori è veramente immenso, ci vorrebbero decine di post sull'argomento per parlarne in maniera quanto meno adeguata; per questo motivo ho deciso che la mia riflessione odierna sarà rivolta alle proteine del siero di latte, meglio conosciute come "WHEY".  


Non sto qui a disquisire tecnicamente sulle proteine del siero e sulla loro composizione: per chi fosse interessato ad approfondire l'argomento, lo rimando alla rete e agli innumerevoli articoli in essa presenti.


Vorrei solo condividere con voi l'utilizzo che ne faccio io, e i motivi per i quali mi trovo bene ad assumere gli integratori proteici.


Premetto che sono sempre stata affascinata dal mondo degli integratori, fin da quando, in età adolescenziale, iniziai a frequentare le palestre: tutti quei barattoloni colorati, scintillanti (potenza del marketing!!!) mi piacevano da morire, ne ero attratta, ma costavano troppo ed io, con la paghetta che mi passavano i miei genitori, non me li potevo certo permettere.
E poi, ade essere onesta, non avevo neanche la più pallida idea di come li dovessi assumere.


A placare la mia curiosità ci ha pensato l'anoressia, o meglio, la fase di recupero che ha seguito un periodo molto lungo e tormentato di rifiuto del cibo, con conseguente dimagrimento eccessivo.


La dietologa da cui ero in cura, allo scopo di farmi introdurre un "plus" calorico, oltre alle calorie già previste dalla dieta "ingrassante" che mi aveva fornito, mi prescrisse l'utilizzo di un "GAINER", ovvero un integratore in polvere di glucidi, proteine e grassi da assumere a colazione e a merenda, insieme al latte.


Il classico "beverone", insomma, lo stesso utilizzato nelle palestre dai body builders interessati a "fare massa".


Ed eccomi, quindi, alle prese con i famosi "boccioni" che tanto avevano suscitato la mia curiosità.


Ne comprai di vari gusti, dal cioccolato, alla vaniglia, al fiordilatte, e ben presto divenni una vera e propria "FAN" degli integratori: mi piaceva un casino, infatti, fare merenda con questi beveroni che sapevano di latte e cacao o di latte e vaniglia.
Andavano giù che era un piacere, io recuperavo le forze e devo ammettere che, nei mesi, svolsero adeguatamente il loro compito, portandomi (ovviamente accoppiati al cibo "vero" prescritto dalla dietologa) a recuperare un peso salutare.  


Quell'esperienza mi segnò, e da allora presi l'abitudine, a periodi alterni, di fare uso degli integratori.


Semplicemente, mi piaceva l'idea di potermi nutrire con qualcosa che mi piaceva, che era anche gustoso ed appetibile, senza sforzare troppo l'apparato digerente, in quanto la "forza" di tali integratori è che vengono assorbiti molto rapidamente dal corpo.


Probabilmente buttai via un sacco di soldi, chi lo sa, fatto sta che, nel tempo, avevo sviluppato una sorta di "dipendenza" dagli integratori in polvere: quando entravo in un supermercato, potevo stare delle ore davanti allo scaffale degli integratori a leggere tutte le etichette e le composizioni chimiche dei prodotti.
Ero sempre più affascinata da questo mondo, per cui iniziai anche a documentarmi, sia su Internet che acquistando libri cartacei.


Con il tempo capii la differenza tra un "Gainer" e un integratore di proteine pure del siero, un "Whey" appunto, in quanto hanno due finalità ben diverse.


Inoltre, trovai a Parma un negozio specializzato in integratori per il fitness, gestito da un ragazzo carinissimo che mi spiegò la rava e la fava, illustrandomi nel dettaglio la differenza tra questo e quel prodotto.
Il negozio di Andrea (questo è il nome del ragazzo) divenne ben presto, per me, quello che, per le donne "normali", può essere un negozio di scarpe o di borse: una vera e propria droga!


Penso di aver lasciato nel negozio di Andrea un bel pò di soldi, ma non rimpiango nulla: vedere nella mia dispensa i boccioni da 800 gr di integratori, così colorati, mi dà la stessa soddisfazione che prova Carrie Bradshaw, la protagonista di "Sex & the city", davanti alla sua celeberrima collezione di scarpe. 


Ognuno di noi ha la sua "addiction": c'è chi fuma, chi beve alcool, chi si droga, chi spende soldi in scarpe e borse, chi ha bisogno di fare sesso continuamente.
Io prendo beveroni proteici.
Deliziosi, cremosi, gustosi beveroni proteici.


Ovviamente, non sono così stupida da assumerli così, in maniera sconsiderata: so perfettamente che hanno delle controindicazioni di cui tenere conto, per cui mi accerto di non superare mai la quantità necessaria in base al mio peso e alla mia attività sportiva.


Molto semplicemente, vado ad integrare laddove il mio introito proteico, per mezzo del cibo "vero", risulti insufficiente.


Le proteine, lo sappiamo tutti, sono fondamentali per costruire e preservare la massa muscolare, ma non sempre le assumiamo nelle giuste quantità: c'è chi ne assume fin troppe, che bene comunque non fa, e chi, al contrario, ne assume troppo poche, per i più svariati motivi.


Io utilizzo una app, di cui parlerò nel prossimo post, con cui tengo monitorata l'assunzione di alimenti nell'arco della giornata, in modo da sapere quanti carboidrati, proteine e grassi sto introducendo.


Grazie a questa app, riesco a capire quanto e quando assumere le proteine in polvere, così da arrivare a fine giornata assicurandomi il corretto introito di tale macronutriente.


Generalmente, mi piace aggiungere un misurino di proteine ai frullati; le scelgo al cacao piuttosto che alla vaniglia a seconda della frutta che vado a frullare, se si abbina meglio a questo o a quell'altro gusto.


Assumere proteine, associate ai carboidrati, mi conferisce energia ed aiuta la mia muscolatura, sollecitata dagli allenamenti, a svilupparsi nella maniera giusta.


Per questo motivo, la mia personalissima opinione in relazione all'argomento proteine è sicuramente positiva ed io le considero come alleate della mia salute e forma fisica.


Alla prossima!


Francesca di Sport & Sapori