lunedì 30 ottobre 2017

Riflessioni sulla mia Esperienza in Clinica di Riabilitazione Nutrizionale

L'esperienza che ho avuto nel 2009 di riabilitazione nutrizionale presso una nota clinica del nord Italia (di cui volutamente non faccio il nome ma che chiamerò solo "VG") sarà uno di quegli eventi destinati a rimanere scolpiti nella memoria per tutta la vita: perchè è stata un'esperienza emotivamente forte, perchè un allontanamento dal quotidiano era ciò di cui avevo bisogno in quel momento, perchè mi ha dato la forza, una volta tornata a casa, di scegliere per me stessa e di rimescolare le carte in tavola.


Se avessi una foto del "prima" e una foto del "dopo" le pubblicherei, dal momento che da VG è uscita una persona completamente diversa da quella che era entrata.





 VG è una clinica di riabilitazione nutrizionale dai DCA (disturbi dell'alimentazione) in cui vengono ricoverati sia i pazienti con diagnosi di anoressia sia quelli con diagnosi di obesità.



Il ricovero può essere completo, quindi con pernottamento all'interno della clinica, oppure in modalità "day hospital", quindi a dormire il paziente torna a casa.


Nel mio caso, che era serio ma non tra i più gravi, era stato accettato un ricovero in "day hospital", per cui trascorrevo tutta la giornata, dalle 8.00 del mattino alle 20.30 di sera, all'interno della struttura, per poi rientrare in un appartamento in centro paese che avevo affittato per il perido previsto dal ricovero (pari a quindici settimane).


La giornata trascorreva tra incontri con i vari terapeuti e attività di "svago" tra noi pazienti, ma il fulcro del programma di riabilitazione erano ovviamente i pasti, che si svolgevano in una grande ed accogliente sala da pranzo sotto l'attenta supervisione di una dietista e di alcune infermiere, le quali controllavano che noi pazienti terminassimo ogni singola portata; infatti, non era permesso alzarsi da tavola se non si era finito tutto quello che c'era nei piatti.


Detto in questi termini potrebbe sembrare un approccio un pò "nazista", in quanto era perfino prevista una "punizione" nel caso una persona si rifiutasse di terminare il pasto, che consisteva nell'obbligo di bere una bottiglietta da 250ml di preparato ipercalorico, una sorta di integratore aromatizzato al cacao o alla vaniglia.
Io, che sono sempre stata molto ligia alle regole della clinica, non ho mai avuto bisogno di ricorrere a tale integratore, ma ho visto diverse volte le facce schifate delle mie compagne di "viaggio" quando erano costrette a berlo.


In effetti, il momento dell'assunzione dei pasti aveva aspetti piuttosto "militareschi", da caserma, e forse non era esattamente l'approccio migliore per indurre una persona sottopeso ed avversa al cibo a tornare ad amarlo e ad apprezzarlo come è giusto che sia.


Personalmente, essendo per natura abbastanza "quadrata" e quindi amante della rigida disciplina, mi sono trovata bene con questa impostazione ed ho portato a termine il mio percorso di cura nei tempi richiesti e con ottimi risultati, pur mantenendo un occhio obiettivo e critico circa la metodologia adottata.


Ed è proprio sulla metodologia che vorrei fare qualche breve considerazione, alla luce del percorso, per certi aspetti similare, che sto svolgendo in questi mesi.


Ribadisco che per me l'esperienza di VG è stata straordinaria e mi ha trasmesso veramente tanto, quindi il mio scopo non è assolutamente quello di denigrare una struttura che funziona perfettamente, ben organizzata e gestita da terapeuti di alto livello e assolutamente competenti nel loro campo.


Vorrei solo fare un paio di riflessioni sul tipo di alimenti proposti all'interno dei menù di VG che, se per certi versi sono utilissimi allo scopo di riprendere peso velocemente, per altri versi trovo che potrebbero minare la salute in generale del paziente, qualora la loro assunzione dovesse estendersi per un protratto periodo di tempo.


Per quanto riguarda pranzi e cene, niente da dire, in quanto erano a base di pasta, riso, verdura, carne, pesce, uova, formaggi, pane e frutta, cucinati in maniera semplice, non elaborata, quindi assolutamente in linea con i precetti di un'alimentazione completa e variegata.


Le mie perplessità sono indirizzate principalmente agli alimenti utilizzati nelle colazioni e nelle merende del pomeriggio.
Essi, infatti, includevano (parlo volutamente al passato in quanto non so se, attualmente, è ancora così o se le cose sono cambiate):
  • Zucchero bianco in dosi generose
  • Merendine confezionate
  • Biscotti confezionati
  • Bomboloni alla crema
  • Cereali per la colazione (tipo muesli) pieni di zuccheri aggiunti
  • Patatine in sacchetto
  • Panini con la Nutella
  • Budini di fattura industriale
  • Pizzette surgelate
  • Bibite gassate di vario tipo (Coca Cola, Fanta etc.)
L'elenco che ho appena fatto parla da solo: penso che tutti siano concordi nel ritenere i cibi sopra menzionati INDISCUTIBILMENTE buonissimi, ma sicuramente poco salutari.
Non bisogna essere un laureato in medicina per giungere alla conclusione che passare cinque o sei mesi a mangiare questi alimenti dalle due alle quattro volte al giorno non porti ad un ottimale stato di salute.


Ed infatti, sia durante il periodo di ricovero che nei mesi immediatamente successivi alle dimissioni, ho sofferto di problemi di insulino-resistenza e sballi glicemici molto forti, passando da stati di iperglicemia a stati di ipoglicemia reattiva: in pratica, avevo la parola "DIABETE DI TIPO 2" che mi pendeva sulla testa come una spada di Damocle.


Il problema è che, ai tempi, ero ben poco documentata su questi argomenti e davo la colpa della mia cronica spossatezza al surplus calorico a cui il mio corpo era sottoposto per poter ingrassare.
Niente di più sbagliato, in quanto adesso, che mi sto ugualmente sovralimentando allo scopo di riprendere peso (con successo, tra l'altro) assumendo dalle 2800 alle 3000 calorie al giorno, sono, al contrario, piena di energia e non so più che cosa voglia dire la parola "spossatezza".
Questo perchè il mio surplus calorico proviene da fonti "buone", naturali, non da alimenti confezionati, idrogenati e svuotati di ogni nutriente.


Tutto ciò mi fa riflettere parecchio sull'effettivo beneficio, a lungo termine, di un ricovero in una clinica in cui impongono  ai pazienti di mangiare sia alimenti sani, come riso, pasta, carne bianca, verdura etc. ma anche le porcherie sopra elencate, con un innegabile danno alla salute di chi è lì per "guarire" e tornare in salute.


Certo, l'obbiettivo del recupero ponderale lo raggiungi di sicuro (e anche rapidamente) a suon di Nutella e bomboloni ripieni, ma a che prezzo?
Quello di uscire dalla clinica con 15kg in più e un indice di BMI nella norma, ma con la glicemia completamente sballata e ad un passo dal diabete di tipo 2.


Difronte a tale considerazione, c'è poco da stare allegri: entri malato di una cosa e ne esci malato di un'altra, forse anche più grave se, una volta a casa, non sei abbastanza bravo da "correggere" l'alimentazione e tornare ad escludere quegli alimenti che bene non fanno.


Ragioniamo un attimo.


Un bombolone alla crema contiene circa 310 calorie, tutte di zuccheri raffinati, grassi idrogenati, conservanti e poco altro, quindi un alimento completamente privo di nutrienti; lo stesso quantitativo calorico (se non addirittura il doppio!!!) lo si raggiunge semplicemente con un frullato di 2 banane+1 mango + 1 cako o 1 cacomela+ 2 cucchiai colmi di fiocchi d'avena (puri al 100%, non zuccherati) + 5-6 mandorle + 1 misurino di proteine in polvere.
A parità di calorie (ma vi assicuro che il frullato sopra descritto ne contiene almeno 700!), l'apporto di nutrienti non è paragonabile, in quanto il frullato è una "bomba" di zuccheri semplici, vitamine e minerali (contenuti nella frutta), di zuccheri complessi (quelli dell'avena), di grassi buoni (quelli della frutta secca) e di proteine (quelle dell'integratore, sul cui utilizzo ho scritto un post dedicato che, se siete interessati all'argomento, vi invito a leggere), il tutto immerso nell'acqua altamente biologica di cui la frutta stessa è composta.
Non dimentichiamoci poi l'apporto di fibre contenute nella frutta (e totalmente assenti nel bombolone!!!), fondamentali per rallentare l'assimilazione degli zuccheri e quindi evitare i picchi glicemici che sono invece tipici di chi mangia cibi industriali.


Ora, non sarebbe quindi auspicabile che un'equipe di medici, nutrizionisti e dietisti inserisse nei menù di una clinica riabilitativa un bel frullato da 700 calorie, pieno di nutrienti, al posto di panini alla Nutella e di Kinder Bueno???


 Io sono convinta che, in quanto medici, queste cose le sappiano.
Le DEVONO sapere, perchè le hanno studiate per anni.


Il fatto è che, probabilmente, entrano in gioco aspetti di carattere economico che non è mia intenzione approfondire in questa sede.


Lasciatemi solo ipotizzare che, con ogni probabilità, al sistema sanitario nazionale costa MOLTO MENO "sfamare" un gruppo di 15 persone con una o due merendine confezionate a testa che con 15 frullati composti da frutta esotica (già di per sè cara), frutta secca, cereali in fiocchi puri al 100% e costose proteine del siero di latte di alta qualità.


Lungi da me fare della critica, ripeto: le mie sono solo considerazioni, basate sulla diretta esperienza e sulla lettura di una notevole quantità di documentazione in merito.


Attualmente, come ho avuto modo di scrivere nel post dedicato alla tecnica della visualizzazione mentale, sto facendo un percorso di recupero del peso tale e quale quello intrapreso anni fa a VG, con la differenza che mi sto nutrendo in maniera molto sana, scegliendo alimenti salutari, naturali e veramente NUTRIENTI.


Grazie a questa scelta, sto ingrassando di circa 1 chilo al mese, in maniera graduale e senza tutte le problematiche di glicemia sballata e di insulino-resistenza che avevano invece caratterizzato il mio percorso a VG.


Alla prossima!


Francesca di Sport&Sapori
  



2 commenti:

  1. Risposte
    1. Grazie Erica, che piacere leggerti sul mio blog :-)
      E grazie per i tuoi consigli in merito al consumo di frutta...cercherò di "aggiustare" il tiro...
      Un caro saluto!

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